Tempo e destino

Tempo e destino

 

Dicevano,

proprietari del tempo,

“domani faremo…”,

mio padre, i fratelli.

 

Se ne andarono loro,

come d’intesa,

a notte iniziata.

 

Mio padre, a noi:

“Non temete!…,

cosa da nulla…

datemi solo…

… una caramella,

… alla menta”.

 

Zio Michele, fu primo.

Con la moglie

sulle gambe di attrici,

celiando.

Poi inutile corsa.

 

Da poco, zio Antonio:

“Ho fatto la fine del fesso”,

proruppe.

 

“C’è una donna nera,

guarda!,

là, sul portone”.

 

Vide.

“Vestimi a nuovo”.

 

Restò,

l’abito come s’addice,

gli occhi fermi girati.

 

Il silenzio e l’urlo

di noi.

Le solite messe, cordoglio.

 

Ad ognuno facemmo

lapidi uguali.

 

Ora

chiedi invano

se stanno a guardare.

 

Sono

in una campagna ondulata

all’oro degli steli mietuti.

Ai pressi,

una casa pulita.

 

Regna arioso il calore,

giallo meridiano,

o l’argento castigato

del mattino.

 

Non so perché tacciono.

Ascolta.

 

14-03-2011

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