Vita e Opere
1- La biografia di Meister Eckhart
Eckhart, il cui nome è stato assorbito dall’appellativo Meister (Maestro) per l’alta considerazione in cui era tenuto dai contemporanei, nacque a Tambach, in Turingia, verso il 126O.
Alcuni, a ragione, hanno avanzato l’ipotesi che appartenesse ad una famiglia di ministeriali di cognome Hochheim, che, nel tempo, aveva assunto, per motivi non noti, il cognome Eckhart. (In tale cognome troviamo un travaglio che passa da un Echardus o Aychardus, Aricardus, Aycardus, Ayerdus e ancora Ekhardus, Equardus, Eckardus, Ecgehardus, Ecckardus ancora Eckehart, Eckard, Eckehardus, Ekhart, Eghart, Egghard, per divenire Hechard e infine Eckhart).
Entrò nel convento domenicano (Ordo Praedicatorum) di Erfurt, molto prima di aver raggiunto la maggiore età (1274), immergendosi negli studi teologico-aristotelici, secondo lo spirito dell’Ordine a cui apparteneva ed è quasi certo che abbia completato la sua formazione allo Studium generale di Colonia (1285), in cui forte era l’influenza di Alberto Magno, morto il 15 dicembre del 1280, col quale, evidentemente, non si può ipotizzare alcun incontro.
È sicuro che, nel 1293/1294, Eckhart si trovasse a Parigi, nella più prestigiosa università della sua epoca, tradizionalmente “aristotelica” e sede di ardite interpretazioni evangeliche e teologiche. Come baccallaureus (lector sententiarum) commentò, come si usava fare in quella sede, le quattuor “Sentenze” di Pietro Lombardo. Nello stesso anno venne nominato priore a Erfurt, dove restò fino al 1298, ricoprendo contemporaneamente l’incarico di vicario generale della Turingia, in rappresentanza di Teodorico di Freiberg. Si dice che proprio in questo periodo, tenne per i giovani domenicani le Reden der Unterscheidung (Istruzioni spirituali).
Nel 1298, avendo il Capitolo del suo Ordine proibito il cumulo delle cariche, dovette rinunciare alla carica di priore. Nel 13O2 gli fu conferita la “licentia docendi” e il conseguente titolo di Magister, che gli resterà incollato quasi come nome (che anagraficamente si ritiene essere Johannes). Nel 13O3, nei primi dell’estate, Eckhart fu nominato provinciale dell’appena istituita provincia della Sassonia, resa autonoma dalla nazione, ormai ampia e ingovernabile, della Teutonia. Non molto dopo diviene anche vicario generale della Boemia (Capitolo generale di Strasburgo, 1307). Nel 1310 gli sarà data in governo tutta la Teutonia, che comprendeva oltre i territori tedeschi anche la Svizzera e l’Olanda, (Capitolo generale di Spira), ma l’incarico gli venne revocato nell’anno seguente dal Capitolo generale di Napoli.
A Parigi, lo troviamo, per la seconda volta, fra il 1311 e il 1313, in cui come in precedenza, “Magister sacrae theologiae”, mantenne la cattedra da cui trent’anni prima aveva insegnato Tommaso d’Aquino. Entrambi dimorarono nel convento de Rue St. Jacques e furono gli unici ad avere per due volte questo alto incarico universitario. (Nel convento, nel periodo di permanenza di Eckhart, dimorò l’Inquisitore delle sette ereticali, come esplicitato nella parte terza di questo capitolo).
Il periodo successivo (1314) è caratterizzato da grande impegno nello studio e nella divulgazione del suo pensiero: predicatore eccelso specialmente nei diffusi monasteri femminili, su cui aveva giurisdizione (cura monialium).
Nel 1323 è docente a Colonia. Tre anni dopo, l’arcivescovo Enrico di Virneburg, persecutore implacabile di sette, anche se appena in odore di eresia, aprì un processo contro di Lui, in quanto sospetto proprio di eresia, essendogli pervenuta denuncia dai monaci Ermanno de Summo e Guglielmo di Nidecken e altri che testimoniarono al processo.
Il Maestro dovette dar conto del suo insegnamento, per la prima volta, il 26 settembre 1326, essendogli stati contestati 49 “articoli” e successivamente altri 59. L’inchiesta-processo, dopo varie fasi, terminò con un’equivoca condanna che Meister Eckhart non poté contestare, in quanto, ad Avignone, in quel periodo sede apostolica, lo colse la morte (1328).
Nella città francese era stato costretto ad andare, nel gennaio del 27, essendosi avvalso del privilegio dell’Ordine domenicano (contestatogli inutilmente nel 13 febbraio (1327), secondo cui poteva chiedere di essere giudicato personalmente dal papa, all’epoca Giovanni XXII. Nella curia avignonese fu nominata una commissione di giudici, del cui operato abbiamo notizia negli Atti processuali. La sua morte permise alla stessa commissione di pronunciarsi contro ben 26 delle sue proposizioni più due articoli (vedi cap. Documenti) e di affermare contemporaneamente che Meister Eckhart era morto dichiarando sottomissione alla Chiesa, fermo nell’accettazione della fede cattolica (Bolla papale In agro dominico del 27 marzo 1929). La copia venne mandata il 15 aprile successivo dal papa all’arcivescovo di Colonia, con raccomandazione che fosse diffusa solo nella sua diocesi e provincia ecclesiastica.
2 – Gli scritti di Meister Eckhart
Gli scritti del Maestro sono andati in buona parte perduti. Il suo proponimento era di scrivere un immenso trattato, il cosiddetto Opus tripartitum, composto appunto di tre parti: Opus propositionum, Opus quaestionum e l’Opus expositionum. È un insieme che viene solitamente designato come “Opere latine”, per diversificarlo dalle “Opere tedesche”.
L’edizione critica (Meister Eckart: Die deutschen und lateinischen werke) a cura di Josef Quint, portata a termine, per la morte dello studioso, da Georg Steer, può considerarsi definitiva. In essa troviamo anche una datazione abbastanza certa, così come descritta nella tabella alla fine di questa pagina.
In italiano esiste una traduzione di quasi tutti gli scritti eckartiani a cura, nella quasi totalità, del prof. Marco Vannini, divulgatore emerito degli scritti di Eckartn e del prof. Giuseppe Faggin.
La letteratura intorno a Meister Eckart é amplissima, specialmente in tedesco e inglese, mentre in italiano, dopo i pioneristici studi di G. Della Volpe e del già citato Faggin, si assiste, a partire dagli anni ‘70, ad una rinascita, che, intorno agli anni 90, si avvalse dell’opera appena menzionata di Vannini, continuando, con alti e bassi, fino ad oggi. Questo impegno e i relativi contributi, solo in pochissimi casi, é paragonabile agli sudi di oltralpe.
Anche su Internet non abbiamo niente che possa lontanamente avvicinarsi al lavoro di Eckart Triebel, a cui si deve un’accurata esegesi degli scritti di Meister Eckart, estesa al contesto politico e religioso.
Dell’Opus ci sono restati i Prologhi (all’Opus tripartitum, all’Opus propositionum, all’Opus expositionum) e, ancora in latino, cinquantasei Sermoni e quattro Questioni dibattute all’Università di Parigi; sette opere esegetiche (Commento alla Genesi, Libro delle parabole della Genesi, Commento all’Esodo, Commento alla Sapienza e ancora al Cantico dei Cantici e al Vangelo di Giovanni). Il maggior danno che si riscontra in questo lascito é la perdita dell’Opus propositionum, che il Maestro riteneva lo scritto principale senza il quale il resto poteva sembrare di “poca utilità”. Infatti in questa parte, il Maestro, per sua stessa dichiarazione, (si veda il Prologo generale), esponeva i criteri e il quadro teorico su cui gli altri scritti avrebbero trovato inveramento metafisico. (cfr.Marco Vannini: Introduzione a Commento alla Genesi, Marietti, 1989)
Le Opere tedesche, secondo la critica recente, sono composte da circa centoventi Prediche e quatto Trattati, (ossia Die rede der underscheidunge, (“Discorsi del discernimento” conosciuti in italiano e francese come Istruzioni spirituali; Daz buoch der gottichen troestunge e Von dem edeln menschen, tradotti in italiano rispettivamente come “Libro della Consolazione divina” e “Dell’uomo nobile” che formano il cosiddetto Liber Benedictus ; infine il controverso Von abegescheidenheit, conosciuto da noi come “Del distacco”). Tutto questo insieme ha sicuramente uno stile tale da far presupporre un diverso uditorio, ma è altrettanto certo che è strettamente legato alle Opere latine per uguali intendimenti e soprattutto nell’esplicazione di un pensiero unitario, che tanto in latino che in tedesco, è gravido di oscurità, a volte forzato e facilmente equivocabile. Sentendo l’enorme novità insita in ciò che predicava, Meister Eckhart era teso a proporre il cammino che porta all’unione (o identificazione) con Dio, ossia l’individuazione di quella “scintilla animae” (Grund der Seele), in cui Dio abita e, soprattutto, (con grande enormità per ogni mentalità bassamente materialistico-teologica), da cui Dio stesso viene generato, scandalo degli scandali e su cui particolarmente si sofferma il già citato In agro dominico.
Bisogna non dimenticare, principalmente, che le opere tedesche e latine si legittimano entrambe per l’ “uso” dell’unico strumento che l’uomo possiede per capire la verità, la Ragione. Dal momento che Dio è Logos e tra anima e Dio non esiste alcuna minima distanza, è la Ragione dialettica (che pone la triade Scrittura, Natura, Logos) che ci illumina e, contro di essa, non vale giustamente nemmeno la Scrittura, posta come mera astrazione, senza per questo inficiarne l’. Si deve insistere, in ogni caso, sulla considerazione che questa Ragione non è propriamente la ragione comunemente intesa, ma la Ragione che parla il linguaggio dell’Altissimo, come avviene in tutti i metafisici e, soprattutto i mistici.
Solo Hegel, con non meno ambiguità, la riporterà dal limbo mistico al terreno storico. Ma è sul piano dell’Assoluto che possono essere compresi tanto Eckhart che Hegel. Per il Maestro domenicano lo dice espressamente Taulero nel Sermone Glorificami, Padre: “Egli [Eckhart] parlava dal punto di vista dell’eternità e voi avete inteso secondo il tempo”.
Nella tabella, qui sotto riportata, sono segnati i titoli delle opere di Eckart, con la datazione “proposta” da Georg Steer e, ove necessario, differenti datazioni (in rosso), indicate dalla variegata letteratura sul Maestro.
Titolo | Data | Altra data presunta |
Tractatus super Oratione Dominica | 1294 | (1280-89) |
Collatio in Libros Sententiarum | 1297-1300 | (1293) |
Sermo Paschalis a. 1294 Parisius habitus | 1294 | |
Erfurter Reden/Predica (Omne datum optimum) | 1294-98 | (1300/02) |
Prediche 101-104 | 1298-1305 | |
Quaestiones Parisienses (I-III) | 1302/03 | |
Sermo die b. Augustini Parisius habitus | 1303 | |
Modicum et non videbis me (pred. 70) | idem | |
Quasi stella matutina (pred. 9) | idem | |
Modicum et iam non videbis me (pred. 69) | 1305 | |
Op.Trip.- Prologus generalis in op. trip. | 1302/03 | |
idem – Prologus propositionum, Op. Exposit I e II | idem | |
Sermones et Lectionem sup. Eccles. | idem | |
Expositio libri Genesis | 1303/05 | |
Expositio libri Exodi | idem | |
Expositio Libri Sapientiae | idem | |
Expositio in Cantici cantorum | – | (1306/07) |
Expositio s. Evangelii sec. Iohannem | 1313 | |
Sermones | idem | |
Liber parabolarum Genesis | idem | |
Quaestiones Parisienses (IV-V) | idem | |
Liber Benedictus (in tedesco) ossia: | ||
1- Libro della Consolazione Divina (Troestung) | 1318-1326 | |
2- Dell’Uomo Nobile (Vom dem edeln menschen) | 1325 | |
Del distacco (Von abegescheidennheit) | 1325 (?) | |
Adolescens, tibi dico: surge (pred. 43) | 1326 | |
Granum sinapis | 1326 (?) |
05-03-2011
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