Quando fu pubblicata la prima edizione di questa Storia della Società Operaia di Grimaldi [1], speravo che la concretezza dei fatti e il loro epilogo dessero ai miei concittadini almeno il bisogno di affidare la cosa pubblica ai più capaci e ai più responsabili, convinto che tra conoscenti e tra pochi abitanti fosse facile realizzare rapporti di migliore e fattiva convivenza. Mi sono sbagliato.
La peculiarità paesana, di cui avevo rinvenute le radici nelle vicende qui narrate, non ha sentito né l’esigenza della democrazia né ne ha percepito il senso.
Ad ogni modo, rileggendo a distanza di tempo la ricerca, ho ritenuto di ripresentarla per due motivi: considero ingeneroso dimenticare tali fatti, se non altro perché ho ritrovato fortunosamente i documenti e ne ho ricostruito l’ordito con alquanta fatica; poi, ho ancora la pretesa che queste cronache, con la loro permanente “contemporaneità”, possano contribuire a suscitare un sano desiderio di giustizia in chi erediterà la grave situazione attuale.
Alle considerazioni che feci allora e che ripropongo, aggiungo soltanto questo.
L’esperienza mi ha insegnato che una professione e un mestiere, esercitati in maniera competente, siano una cosa molto auspicabile, ma da soli non bastino affatto e servano sostanzialmente a nulla.
Anche i sistemi totalitari e reazionari utilizzano medici, architetti, ingegneri, avvocati e così via, unitamente ad artigiani, tecnici, operai ecc., facendone produttori capaci quanto servili.
La questione è allora questa: tutte le categorie sociali rappresentano una vita morta se non formano una classe che costruisca, potenzi e preservi il bene comune, la res publica. Per dirla semplicemente, chiunque produca un bene materiale o spirituale, finisce per sperperarlo, quando non lo utilizza da cittadino amante della legge e della morale.
Consegue che ogni attività ha senso se compiuta lungo il cammino della democrazia, che è la conquista più pregevole della società moderna e, nonostante i molti difetti, è sempre preferibile al potere di uno o di pochi. C’è quindi da stare molto attenti se essa subisce attacchi continui, specialmente da parte delle stesse persone che dovrebbero realizzarla e tenerla come la luce degli occhi. So bene che troppe volte il suo espletarsi si riduce al semplice esercizio del voto, dato a qualche sconosciuto che agisce non per i nostri interessi ma per conto di oligarchie finanziarie e politiche. So anche che è operante una nuova forma di schiavitù, una manipolazione delle coscienze e che vige una pochezza critica derivante da un “analfabetismo da diploma”.
Questo quadro desolante non deve farci abituare per nulla ad una democrazia formale e declamata, poiché l’idea che “chi è rappresentato” ha il diritto e il dovere di controllare “chi lo rappresenta” è semplice e ragionevole. Così com’è desiderabile e opportuno che i privilegi e le differenze economiche non creino divari insopportabili. Né dovrebbero spendersi molte parole per evitare che l’arroganza, la prepotenza, la supponenza divengano regime.
Dunque siamo in mezzo al guado e la fiducia non prevale, giacché non dimentico che siamo parte di un sistema globale il quale presenta tanti sintomi di incipiente catastrofe.
Sapere della storia più prossima, fondare insieme la memoria storica del luogo in cui si vive, è propedeutico e non secondario per una visione del mondo.
Serve a far nascere il senso della Storia, il “valore” che assume la comprensione dei fatti compiuti nel corso di millenni da questo strano e difficile animale che è l’uomo. Per non commettere continuamente gli stessi errori.
In conclusione, ma non per ultimo, vorrei che questa edizione, ampiamente riveduta, sia realizzata in memoria del prof. Albino Saccomanno, carissimo amico, che nel lontano 1985, col suo innato entusiasmo, stanco dei miei continui rinvii, mi sottrasse, nel pieno senso della parola, il manoscritto e lo trascrisse nella stesura immediata, assumendosi finanche la fatica della pubblicazione.
Grimaldi, 18 febbraio 2016
[1] Il titolo originario del volume era Storia sociale del Comune di Grimaldi (1905-1925), CS 1985.
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