Storia della Società Operaia di Grimaldi: Una “Società” dei galantuomini

Una “Società” dei galantuomini

 

In base alle testimonianze degli anziani, in accordo con i documenti pervenuti, la Società Operaia di Mutuo Soccorso di Grimaldi cominciò a formarsi intorno al 1905.

Antecedente ad essa, sappiamo dell’esistenza di un’altra Società, espressione di un certo galantomismo locale, di scarso seguito e che durò sulla carta fino ai primi anni del secolo. Nessuno ne ha memoria e la stessa tradizione popolare, quando si riferisce ad una Società di Mutuo Soccorso di Grimaldi, si riferisce a quella “Operaia”, di cui qui si narra[1].

Questo presunto primo sodalizio iniziò a vivere intorno al secondo semestre del 1884[2] e, insieme a quelli di S. Nicola Arcella e di Lattarico, andò ad aggiungersi alle 43 Società esistenti nel cosentino. Tali associazioni, come informa lo stesso prefetto di Cosenza, non mostrarono alcuna ostilità verso il governo, né tanto meno verso la monarchia, avendo in larga maggioranza lo stemma dei Savoia nel proprio stendardo.[3]

Un rapporto prefettizio dice:

“Le società operaie, rette da rispettabili persone (sono) animate tutte da sentimenti moralissimi e liberali; vi si studia il miglioramento dell’insegnamento agricolo, l’istruzione sociale e finanziaria”.

Solo due documenti, se così è lecito definirli, possono essere utilizzati per dare una parvenza a questo circolo[4].

Il primo è un foglio intestato, di quelli che servono per la corrispondenza, una spesa futile, che ci informa come la Società potesse prendersi il lusso di far stampare dei fogli non certo scadenti. In alto a sinistra, campeggia, in forma stilizzata, l’intestazione “Società di Mutuo Soccorso di Grimaldi – Gabinetto privato del Presidente”[5].

È da rimarcare che alla Società è omessa la qualifica di “Operaia”, che è ostentatamente cancellata con un tratto di penna nel secondo documento considerato. In questo, che è una circolare inviata dalla Società Centrale Operaia Napoletana[6], è comunicato:

“Nei primi del prossimo mese di ottobre un avvenimento richiamerà l’attenzione dell’Europa intera: S.M. l’imperatore di Germania, dopo aver visitato a Roma i Sovrani d’Italia, verrà con essi in questa metropoli delle provincie meridionali.

Napoli orgogliosa di tanto onore, prepara sontuose feste all’ospite Augusto e per rendere solenni le quali gli operai d’ogni parte delle nostre provincie non mancheranno certamente di accorrervi”.

Segue la richiesta di una larga rappresentanza fornita di stendardo sociale e l’invito, comunque, a far conoscere ogni decisione.

Non desta meraviglia la pretesa di far “accorrere operai di ogni provincia”, giacché per “operai” erano intesi quei contadini tradizionalmente manipolati, messi in fila dai galantuomini, schiavizzati[7].

In ogni caso, nove giorni dopo, fu inviata risposta e il galantuomo estensore, cambiando e ricambiando la brutta copia, pervenne “dal calabro recondito”, come dirà in una versione non spedita, a quest’alto parto, equamente retorico e sgrammaticato:

“Volentieri questo sodalizio aderirebbe al gentile invito per la fausta ricorrenza della visita a Napoli dell’Augusto Personaggio, S.M. l’imperatore di Germania. Ma la considerevole distanza che ne lo separa fa sì che se ne asterrà dall’intervenire e preferisce pertanto pregare la S.V. Ill. fin da questo momento, di volerlo rappresentare, aderendo pienamente a quanto sarà per fare la consorella napoletana”.

Tutto ciò è chiara dimostrazione del fatto che questo sodalizio fosse uno strumento elettorale[8], conventicola di rancori rionali o più paesanamente per passare le serate e magari utile per ottenere qualche sovvenzione.

E anche se diversa forse stata la sua attività sociale, il suo ruolo non sarebbe stato diverso dalle consimili società, di cui è stato scritto:

“In tutta la Calabria, si ha nelle Società esistenti ancora nel 1904 un totale di lire 68.034 di contributi, derivanti dalle quote sociali (46.981) e dai contributi dei soci non effettivi (18.174). Le spese maggiori vengono effettuate sotto la voce “per amministrazione ed altro” (37.373) mentre per sussidi ai soci e alle famiglie si spendono 17.958 lire e cioè, per la prima voce di spesa, il 54% delle entrate e per l’altra il 26%”[9].

In conclusione, si è qui voluto parlarne, perché niente ha a che vedere con la successiva Società Operaia di Mutuo Soccorso. Infatti, il Ministero dell’Agricoltura nella Statistica del 1906, non cita più come esistente questa Società dei galantuomini, mentre, alla stessa data, quella ”Operaia”, stava cominciando a organizzarsi[10].

 

 

 

[1] È verosimile che a questo circolo si potesse accedere dopo regolare domanda, valutata, a scrutinio segreto, con palline bianche e nere. Perciò è ipotizzabile una correlazione di questa Società col Circolo di Riunione, durato fino a pochi decenni or sono e che aveva soltanto fini ricreativi.

[2] ”A Cosenza alle 43 società esistenti nel primo semestre del 1884 se ne aggiungono altre tre fondate, nel secondo semestre dello stesso anno a Grimaldi, a S. Nicola Arcella e a Lattarico”. (A.C.S., fasc. 21 b. 6, anno 1964). Enrico Esposito, op. cit., pag. 46.

[3] ”Esse hanno a scopo il mutuo soccorso e la scambievole assistenza e nessuna finora ha dimostrato tendenze contrarie all’attuale governo, anzi giova far rilevare che tutte o quasi tutte hanno nelle rispettive bandiere lo stemma dei Savoia”. (A.S., fasc. 21 b. 6, anno 1885).

[4] Entrambi li ho rinvenuti tra le carte della Società Operaia successiva, senza che fosse specificato alcun richiamo a delucidazione.

[5] Rimarco, per la stessa eccentricità e la puerilità che spesso accompagna l’arroganza del potere dei galantuomini, quel “Gabinetto privato del Presidente”, col quale si rende trasparente lo spirito elitario del sodalizio.

Segue lo spazio del protocollo e, in alto a destra, la località e la data con l’ultima cifra mancante, tale da farci capire che potessero essere utili per un lustro successivo al 1885.

[6] La circolare porta la data del 10 settembre 1888.

[7] Questa situazione faceva ritenere ad alcuni democratici che il Sud fosse “la polveriera d’Italia”. Più volte l’anarchico Enrico Malatesta si incontrò con i rivoluzionari calabri nelle persone di Pietro Rende di Nicastro, Raffaele Pepe di Fiumefreddo Bruzio, Tommaso Alati di Melito, Beniamino De Rose ed altri, per concertare una sollevazione delle province meridionali. Per un’informazione immediata rimando ad E. Esposito, op. cit., e agli atti del processo di Trani del 1875.

Ricordo che, nella vicina Rogliano agiva il noto bakuninista Giovanni Domanico, il quale tra l’altro pubblicò un giornale anarchico “Il Socialista – Bollettino delle Calabrie”, che può considerarsi il primo giornale proletario della Calabria, sequestrato fin dai primi numeri e per il quale il Domanico subì uno dei tanti processi di cui è costellata la sua ambigua esistenza. Questo stesso Domenico ebbe alcuni contatti con la Società Operaia di Grimaldi, ma questo quando la sua involuzione lo aveva ridotto a procacciare voti all’on. Fera nel collegio di Rogliano.

[8] ”Le società operaie non fuorviarono dall’obiettivo dei loro statuti, il mutuo soccorso, sebbene in qualche comune, nelle occasioni elettorali, abbiano tentato di influire sul risultato delle elezioni municipali”.

(Archivio di stato di Reggio Cal., Gabinetto Prefettura, inv. n. 34, Rapporto Semestrale 1880 sullo spirito pubblico. Citato da G. Masi, Per una storia della stampa socialista in Calabria, Historica, a. xxv, n. 3, Reggio Cal. 1972).

[9] Esposito, op. cit.,

[10] Nel 1911, nel IV congresso Operaio di Siderno, Alceste Lanzoni, ricordò che alla fine del 1904, le Società Operaia del Sud erano 580 con 68.933 soci, contro le 943 società e 112.142 soci del 1894.

Nello stesso 1904 in Calabria erano state chiuse 53 SMS e persi 8.000 soci.

In Esposito, op. cit., ho trovato che “sul finir del 1904 in Calabria operavano 113 SMS di cui 26 in provincia di Cosenza la cui durata fu alquanto breve dopo un’attività alquanto stentata. La maggior parte di esse, così come le casse Rurali, era di impostazione cattolica”.

L’artigiano Francesco Francipane, presidente della S.0. “Principe di Napoli” di Catanzaro, nel 1896 promosse il primo congresso operaio calabrese. Ad esso parteciparono solo due Società, Rossano e Cosenza.

Il giornale del Francipane, “L’Operaio”, mise in evidenza che si era diffuso il timore che il Congresso volesse spingere le Società Operaia a “sdrucciolare sulla via del socialismo allora per altro inesistente”.

Nel secondo congresso del 1897, non si ha notizia dl partecipazione della SMS di Grimaldi, così come nel terzo tenutosi il 1908, a Nicastro.

 

28-02-2011

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