Storia della Società Operaia di Grimaldi: Capitolo X – Fortunato Colistro

Capitolo X – Fortunato Colistro

 

Il principio dell’antagonismo, che come si è detto, porta a definire questo periodo come il periodo della rottura, divenne con la vittoria amministrativa meno trasparente man mano che ci si avvicinava il 1914: ciò avvenne sia per “le adesioni onorarie” d’un numero crescente di galantuomini; sia perché molti confratelli della prima ora, principalmente braccianti, furono costretti ad emigrare; sia perché, come spesso accadde, la quantità non venne acquisita col criterio della qualità.
In ogni caso, la lotta aperta, fu incondizionatamente fatta propria da un ampio strato della Società Operaia, attraverso individualità che, più che su grandi capacità oratorie ed intellettuali, si facevano forti dei fatti immediati. Così fino al 1914 questa avanguardia egemonizzò l’intera attività della Società Operaia, se è vero che questi irriducibili avversari degli sciammergari, continuarono la lotta anche dall’America e furono quelli che più di tutti ritornarono, di tempo in tempo, per conservare la giusta linea di lotta della Società Operaia. Alcuni di essi formarono una vera e propria sezione staccata in Canada, a Rossland, ed è appunto testimonianza di questo antagonismo questa lettera-direttiva che spedirono ai tempi in cui la Società Operaia aveva conquistato da più d’un anno il Comune (1) (la lettera è qui di seguito trascritta nella sua immediatezza e tra parentesi viene specificato, quando si renda assolutamente necessario, qualche passo o frase incomprensibile):
“Cari Confratelli,
La presente serve notificarvi che essendo in questo paese di Rossland un numero di 12 membri tutti appartenenti alla Benemerita Società Mutuo Soccorso di Grimaldi ad iniziare dei confratelli Mauro e Forlaino si decise di aver una riunione; ciò che fu tenuta il 2 corrente mese; dove decise ed approvò il seguente ordine del giorno:
1) Riunitisi in riunione i soci appartenenti alla Benemerita Società Mutuo Soccorso di Grimaldi decisero ed approvarono quanto segue. Di protestare energicamente verso la Società per laggire (l’agire) fatto dei consiglieri (comunali), appartenenti alla Medesima, verso (contro) i propri interessi Sociali.
2) Di farci a noi consapevole mensilmente dei verbali settimanali Sociali, dell’introito ed Esito; nonché di quanto fa la medesima.
3) Nonché si vede che dei principi fondamentali della Medesima, non se ne appoggia più nessuno; almeno come disse il Commissario Bartolini (Bartolotta Marcello, vedi pag. 49) che il risanamento del paese stava nella fognatura e nell’acqua potabile.
4) I soci che ànno votato contrario nella riunione Comunale dell’aprile scorso; e che in sala furono favorevoli e nel consiglio contrari ciò che fa a dimostrare la leggerezza della Società; chiedono per i quattro consiglieri Sociali contrari la sospensione di tre mesi ed una multa di L. 25,00.
5) Vogliamo augurarci che delle promesse fatte e dette in pubblici comizi dall’Egregio avvocato e Sindaco Signor Enrico Del Vecchio; che si avverino; mentre da notizia pervenutaci, si dice che tanto la fognatura; acqua potabile ed edificio Scolastico, sono passate al libro morto; Ciò che noi ci auguriamo di tutto cuore che ciò che disse si avverasse. Come già il suo nome è fatto eco nelle terre più lontane delle Americhe, così vogliamo sperare che il Suo programma per la bella Grimaldi, non andasse ai tempi futuri; e che si esaurisca a tempi non lontani.
7) Che il Signor Segretario si ricordi, si compiaccia di fare un Elenco per noi di Rossland e di farci sapere di quanto siamo arretrati verso la benemerita.
Non altro con la speranza di una pronta risposta e con i segni e della più profonda stima fraterna a tutti un saluto di cuore; ed al grido di Evviva sempre la Società Mutuo Soccorso di Grimaldi; per i membri riuniti di Rossland Vostro Eff.mo Confratello Giuseppe Mauro di Pietro Sciolla”.
La lettera porta la data del 7 giugno 1912 ed è controfirmata dai confratelli: Francesco Farlaino, Pasquale Fiorillo, Francesco Albo, Francesco Guarascio, Pasquale Notti, Pasquale Ferraro, Pietro Stancato, Carmine Guerriero, Notti Michele, Francesco Naccarato Montelione, Cozzetto Pietro, Destefano Giuseppe.
Questo spirito di lotta pervade tutta la corrispondenza degli emigranti. Già in una lettera privata dell’11, uno dei citati firmatari, Francesco Guarascio, aveva raccomandato di far rispettare una linea corretta aggiungendo:
“Noi qui dalla lontana America speriamo a essere solidali onde fare rispettare dai famosi sciammergari che prima ci tenevano schiavi ed io griderò sempre abbasso la sciammerga e viva la Società Operaia”.
Lo stile sgrammaticato, non può far diminuire il peso di questo impegno e tutta la passione immessa in questa lotta locale, tenendo presente che tutti questi poveri cristi semianalfabeti ebbero il coraggio di contrapporsi alla potenza secolare della tirannia locale. In mezzo al cinismo che corrompe le nostre anime, nella chiusura di orizzonti che ognuno di noi si è creata per lasciare tranquillamente ma inutilmente scorrere la propria esistenza, lontana dalle preoccupazioni degli altri e tutta piena delle proprie miserie, come non desiderare di poter credere in una causa con la stessa fermezza e con lo stesso ardore di questi nostri avi di fede?
Scrisse dall’America il confratello Antonio Ferraro fu Francesco nel 1913:
“Miei cari confratelli,
ricorrendo le feste Natalizie e Capodanno, sarebbe indecenza passare inosservate. Così mi accingo scrivere, onde augurare la felicità e prosperità della nostra organizzazione simbolo di civiltà e Giustizia nella specie umana e di fermezza fra le masse disorganizzate che a [Sic] sempre cercato raccogliere sotto la bandiera dell’uguaglianza, così io come un fedele confratello con questi pochi righi mi slancio con vero amore sociale ad augurare di nuovo che il nuovo anno restringerà più forte l’amicizia dei componenti l’ordine e continuerà l’opera sua vendicatrice da rimanere impressa nelle pagine della storia grimaldese. Avanti o fratelli, che nessuno arresta il cammino, mille cari saluti e forti auguri vostro e per la vita”.
Di queste anime belle allora erano molte, uomini senza menzogna, che volevano migliorare se stessi insieme agli altri in quanto avevano gli altri per misura, sia quanto dovevano lottare contro il parassitismo e l’arroganza sia insieme a chi come loro o più sfortunati di loro desideravano vivere da uomini liberi. Uomini onesti che ben si riconoscevano in un contadino, come loro illetterato e ramingo per il mondo, presidente della Società Operaia: Fortunato Colistro.
A Fortunato Colistro, l’incarico di Presidente della Società Operaia fu dato a riconoscimento dalle sue qualità di uomo buono e fiero, proprio per chiara influenza nel mondo del lavoro. Quando partiva chi lo sostituiva sentiva il peso che si assumeva, pronto a riconsegnarglielo volentieri ogni qualvolta lui rientrava “al posto di combattimento”. Di lui testimonieranno le sue lettere, che forse arbitrariamente ho corretto in minima parte grammaticalmente, lasciandole comunque assolutamente fedeli alla loro sostanza.
Scrivendo dall’America il 31 marzo 1912, rinnova un tema costante in ogni suo discorso: l’esaltazione della Società Operaia, momento di rottura in una società arretrata:
“Sono orgoglioso che la Società abbia fatto rapidi progressi e che anche i timidi siano venuti a godere la benefica ombra della nostra bandiera, quello stemma glorioso che porta un giglio d’amore e di fratellanza. In mezzo a quel giglio risplende la stella dell’aurora di un nuovo avvenire per il nostro paesello natio. Quella stella di civiltà già risplende poiché i gonzi sono avviliti e coperti di brago”.
In questa esaltazione l’“apostolo” si richiama sempre alle origini della Società Operaia e al valore di lotta della bandiera: “Vieni oh bandiera sicura innanzi a noi, noi siamo figli tuoi e tu madre a noi sempre sarai. Con queste parole si formò il primo circolo fraternale, quel circolo che è divenuto presto una catena di ferro. Oggi è tempo che la nostra società posi la sua potente mano di ferro sui serpenti velenosi e far loro conoscere cosa sono le braccia dei liberi cittadini congiunti”.
La stessa lettera termina con un grido di battaglia: “Ricevete i saluti del confratello Gustavo Conci. Fra breve veniamo a prendere il banco di difesa”.
La Società Operaia è per quest’uomo un vero motivo di esistenza e quella che potrebbe apparire retorica è al contrario una scelta di vita. In una lettera del giugno dello stesso anno, si nota con quanta trepidazione fossero seguite le azioni della Società Operaia; come venissero accolte le vittorie:
“Le belle notizie che mi comunicate mi sono care e mi rendono orgoglioso. Mi congratulo con voi e tutti gli ufficiali che lavorano indefessi per il progresso di quella società che alzò il prestigio dei figli del lavoro. L’aristocrazia grimaldese voleva negarcelo, ma noi l’abbiamo ottenuto con la nostra rivolta”.
Nella stessa lettera viene ripetuta quella che per Fortunato Colistro è una preoccupazione costante:
“Fra noi non deve regnare alcuna nuvola di rancore, ma quei vincoli di solidarietà fraterna secondo il motto tutti per uno e uno per tutti. Questa è la via che noi dobbiamo seguire per il progresso morale e materiale del nostro sodalizio. Lavoriamo uniti, confratelli! Siamo tutti apostoli della verità. Facciamo sentire, almeno nel ventesimo secolo, che noi non vogliamo più padroni”. La lettera termina rinnovando l’appello: “Regni fra noi la pace e la concordia; che questa catena non si spezzi mai più”.
Dopo queste lettere, nel ‘14, Fortunato Colistro ritornò dall’America, riacquistando il suo posto di presidente, nel momento in cui Enrico Del Vecchio lasciava la battaglia e intere schiere di contadini, da lì a poco, stavano per essere sacrificate agli interessi dello sfruttamento internazionale. Con la guerra inizierà l’inquinamento ideale e la decadenza della Società Operaia e contro tutto questo, Fortunato Colistro fu l’ultimo a cadere e, come vedremo, con l’ingenuità di difendere una Società Operaia che non era più né società né operaia.

 

NOTE

 

(1) Nello statuto è detto “qualunque socio che ha interesse di stabilirsi in qualunque posto del mondo sempre che avverte il segretario della sua nuova dimora e che paghi le sue quote, avrà diritto al sussidio in caso di malattia, mediante un certificato medico. In caso dl morte. sempre che la società sia notificata accorda gli onori funebri” pag. 8.

(2) Nel settembre 1913 si tenne a Catanzaro il IV congresso operaio. Ad esso, come ai precedenti, non partecipò la SOMS di Grimaldi, mentre si noto io presenza del circolo Operaio di Malito.

 

06-03-2011

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