Presentazione delle poesie

Presentazione delle poesie

Pierino Mauro

SONNI E RICURDANZE

(pubblicato in proprio) Edmonton, febbraio 2006

Presentazione

 

Non si comprende appieno la poesia di Pierino Mauro se non si tengono presenti tre elementi: che è un grimaldese verace, un emigrato e un autodidatta.

Peter, come ormai si sente chiamare, è partito giovanissimo da Grimaldi, partenza che è tante volte riannodata nei suoi versi ed emblematica fin dall’omonima poesia, in cui rudemente scrive: “Io partu. De sse trempe minne vaju, / vaju luntanu ppe fare furtuna, / vaju ppe fare sordi ca n’un haju/ e ppe lassa’ ssu juvu e ssa catina”).

Dopo trent’anni (si veda la poesia Trent’anni doppu), è ritornato d’estate, un paio di volte, e ha rivisto un paese radicalmente cambiato. Grimaldi, paese perduto o paese reale, in ogni caso, è sempre presente nella sua memoria, pur sapendo che i suoi affetti di nonno, di padre e di marito si sono ramificati in Canada, irreversibilmente.

Noi che siamo rimasti a guardare (“lassu a mandra a chine a vo’ guardare”) questo paese che si va estinguendo, leggendo i suoi versi, sentiamo la stessa nostalgia per fatti e persone ormai passati, con quel peso del tempo che in maniera splendida è evidenziato nella poesia che apre la raccolta (Sonni). Di quei tempi dice: “vue siti veramente tradituri, / scriviti e cancellati e ‘un dati cuntu”, ribaditi in Canto (“ai tempi che non ho dimenticato, / che, vivi, sempre, sono dentro al cuore”).

Delineati con questo spirito, i personaggi che ci fa incontrare ritornano in mente nella chiara umanità con cui Pierino li fa rivivere, sconosciuti a più giovani, ma presenti nella memoria di noi vecchi (Mastru VituCannellinaCiccuzzu e Tiresina e così via).

Sa farlo bene Pierino giacché queste persone e il loro mondo sono fermi a quei giorni lontani della sua partenza. Ci consegna un paese che non c’è più e di cui si rammarica. Pierino vorrebbe lottare contro il tempo e contro un destino, che porta chi da una parte chi dall’altra e, infine, tutti nel dimenticatoio dell’esistere (A te lupo).

Dunque tutto è cristallizzato, anche un dialetto che ormai pochi afferrano nella sua tipicità, (A cruciviaI Jurni d’ammazzataA pisaturaA mietitura) oggi che è snaturato, defunto, dimenticato per la commistione con la lingua nazionale. Era bello e preciso il nostro parlare, intraducibile spesso in italiano, così come si può notare in tante poesie, che in questa raccolta lo ripropongono non per piaggeria, ma per la semplice ragione che Pierino Mauro non conosce altro parlare se non quello della sua infanzia e adolescenza.

Pierino ha un carattere allegro, spensierato, che affiora chiaramente nelle sue poetare, carattere che gli fa superare le disgrazie che narra, le sue preoccupazioni quotidiane. In Lui l’amicizia, di cui personalmente mi sento onorato, gli affetti, la vicinanza leale, sono ben radicati. Quando Pierino diventa sferzante nei confronti di fatti sgraditi, (L’ataruA guerra ‘e l’orcu, ecc.) lo fa in maniera non rancorosa, ma con il suo bonario senso d’irriverenza o semplicemente per dirci: “Come vi siete ridotti da quando sono partito!” E come non dargli ragione!

Come autodidatta, Peter ha imparato da solo, tant’è che spesso “imita” Leopardi, Foscolo, Dante, ossia i poeti a cui è particolarmente legato e su cui ha studiato metrica e musicalità. Lo fa sempre con tono ammiccante, conoscendo i suoi limiti e ridendoci sopra (Il villano).

A me, che critico letterario non sono, piace esprimere il mio plauso al suo lavoro, poiché mi coinvolge la stessa nostalgia, la stessa pietrificazione di ricordi. In un certo qual modo mi fa essere più indulgente verso me stesso, ormai lontano dall’ironia e dalla comprensione, sentimenti che un tempo mi accomunavano a Pierino, in quelle giornate e nottate che passavamo insieme, figli dello stesso tempo.

Il lettore troverà in Pierino Mauro un poeta genuino, che forte della sua immediatezza, sa essere chiaro e franco. Troverà il culto di valori ormai morti, un passato che ritorna di nuovo vitale, vivido, presente, grazie al suo verso.

I Grimaldesi individueranno facilmente i personaggi e il senso delle sue rampogne. A loro esplicitamente è dedicato questo “cantare” e noi non possiamo non essergli grati.

 

Raffaele P. Saccomanno

 

20-04-2011

 

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