Prefazione
Quando elaborai questo saggio, nel lontano 1971, la vera novità era costituita dal fatto che Max Stirner, tranne che per alcuni ristretti gruppi anarchici, era quasi completamente sconosciuto in Italia. Solo alcuni studiosi conoscevano parte della sua opera principale L’Unico e la sua proprietà.
Le prime e rare traduzioni dell’opera stirneriana, ai primi del ‘900, erano poco attendibili e circoscritte a precisi circoli politico-intellettuali, sconosciute quasi in toto al mondo accademico.
Quelle tradotte intorno agli anni ‘70, erano poche e pessime, se si esclude quella di Luciana Primiani Zacchini, nel volume Anarchici, Utet.1971, a cui mi sono costantemente riferito.
Questo quadro di trent’anni fa, ben diverso da altre nazioni, comportava una situazione paradossale: studiare e propagandare la feroce critica di Karl Marx nei confronti dell’Unico, senza che si potesse valutarne la giustezza e l’attendibilità, mancando, appunto, la conoscenza … degli scritti dell’”accusato”.
Né è da dimenticare che l’opera “demolitrice” di Marx, l’Ideologia Tedesca, com’è noto, venne, di fatto, divulgata solo dopo il 1932. Quindi chi se ne occupò lo fece per i soliti motivi: usurpare qualche spazio giornalistico e, spesso come in questi casi, compiere qualche tentativo di inserimento nel mondo della baronia universitaria.
Il movimento del ‘68, nel suo generoso e fallito tentativo di rinnovare questa società marcia, riportò in auge l’anarchismo e, nell’ambito di questo riferimento, fu riscoperto anche Max Stirner, ma non tanto per la sua opera, semmai per dare ulteriore consistenza al prevalente clima intellettuale marxista-leninista.
Questo saggio, col quale mi addottorai in Filosofia, presso l’Università di Napoli, fu accolto bene dal compianto prof. Cleto Carbonara e, successivamente venne sfruttato da alcuni per fini poco nobili (ricordo la scopiazzatura aperta della bibliografia, della quale, all’epoca non esisteva in Italia niente di più completo, da parte di un traduttore che non merita di essere citato).
Più correttamente questo lavoro fu utilizzato da molti studenti delle scuole superiori e delle università, per i quali è stato fruttuosa la conoscenza dell’Unico, nella sintesi che ancora qui viene riproposta.
Mi auguro che le pagine seguenti contribuiscano a una ripresa di un pensiero e di un movimento alternativo all’attuale società; che conservino, in ogni modo, un valore culturale non disprezzabile.
Tuttavia, i trenta anni passati dalla prima stesura, com’è comprensibile, hanno inciso su molte parti del saggio, che ho doverosamente modificato. Quanto segue non è, dunque, esattamente una semplice ristampa, tenuto conto che il titolo originario era Il solipsismo nella critica di Karl Marx, un problema che in questa ripresentazione è stato inglobato nel chiarimento del nesso dialettico tra rivolta-rivoluzione.
Vorrei aggiungere, concludendo, che il termine “solipsismo” mi fu suggerito dallo stesso prof. Carbonara, che lo volle intendere come falsa coscienza, alla maniera di Marx, ma suscettibile di dare alcuni apporti, a volte significativi, alla ricerca storico-filosofica e in tale accezione l’ho utilizzato nelle pagine seguenti.
Grimaldi, 14.11.2002
25-02-2011
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