Le posizioni di Stirner e Marx
La Sinistra hegeliana ebbe modo di discutere dell’Unico e la sua proprietà nell’ anno 1845. Il libro aveva suscitato un immediato scalpore ed infinite polemiche, dando a Stirner un’improvvisa quanto breve fama.
Karl Marx, come detto, quasi nello stesso periodo, aveva scritto e non pubblicati i Manoscritti economico-filosofici e, subito dopo, L’Ideologia tedesca, la cui conoscenza era sicuramente nota a buona parte dei Giovani hegeliani, ma la cui pubblicazione avvenne solo dolo il 1930, dopo un fortunoso ritrovamento.
L’”egoismo” stirneriano e la confutazione marxiana, dunque, s’intrecciano.
Poiché è opportuno agire con la massima obiettività, nei capitoli successivi saranno esposti i condensati delle due posizioni, attraverso la più stretta aderenza ai testi, dandone qui un brevissimo resoconto.
Stirner parte col porre l’individuo, l’ “Unico”, al centro di ogni accadimento, in maniera che l’Io diventa il criterio metodologico, il riferimento costante su cui fondare l’originalità della propria irripetibile ed ineguagliabile esistenza. L’Io è il punto di vista continuamente in movimento, da cui si osserva e si giudica tutto ciò che accade, qualunque sia la natura del fenomeno e dell’evento: è il mezzo e il fine dell’Esistenza.
Posto nell’Io il significato e il fondamento della realtà, Stirner passa ad esaminare l’Io stesso, scoprendolo in balìa di fantasmi, assoggettato ad una spiritualità che si è resa autonoma dal suo creatore ed ha finito per impossessarsene. Ma se l’Io è la sola potenza reale, non dipende esclusivamente dallo stesso Io se i suoi fantasmi hanno acquisito una potenza oggettiva a lui contrapposta?
Stirner afferma che la coscienza determina la vita. Cambiare una realtà senza distruggere il fondamento psicologico che la sorregge, significa distruggere una manìa per sostituirla con un’altra. Egli, in questa insistente preoccupazione, richiede perciò alla coscienza una distruzione tanto efficace quanto irreversibile, così da potersi affrancare una volta per tutte da ogni dominio di potenze esterne.
Distruggere una particolare teologia per immanentizzarla sotto mentite spoglie è quello che l’uomo moderno ha fatto. Con ciò l’uomo non si è liberato, ma si è illuso di essere libero e, sia nel passato che nel presente, continua a vivere di fede. La religione non corre pericolo in quanto i rivoluzionari sono i preti moderni di una nuova “religione dell’umanità”. L’”idea fissa”, quella idea che tiranneggia colui stesso che l’ha prodotta, continua a dominare, ingannando doppiamente coloro che la propagano e coloro che l’accettano. In essa non c’è assolutamente nulla di nuovo: è l’antico maleficio di farsi sudditi della propria caparbia immaginazione. L’ Io finisce per perdere sempre quella centralità che gli spetta e torna ad essere sempre il satellite delle proprie creazioni.
L’esame delle idee fisse (molto simili alla falsa coscienza di Marx) porta Stirner ad individuarle e negarle una volta per tutte, per ritrovarsi finalmente nella possibilità di formare un’associazione di liberi, in cui l’atto della dinamicità e revocabilità siano un fatto costitutivo ed inderogabile.
In conclusione, a Stirner interessa distruggere i fondamenti psicologici che permettono delle condizioni disumane; interessa lo stato ipnotico che consente all’individuo di agire contro il proprio interesse. La consapevolezza, per Stirner, come successivamente per Freud, che sarà il genio dell’indagine psicologica, è il principale fattore per l’autoliberazione. Distruggere le manie, i fantasmi, le astrazioni è il solo modo di guardare la realtà come “vera” realtà.
Per Marx il fatto che le condizioni determinano la coscienza è dimostrato dalla corrispondenza del modo di produzione della vita materiale con le illusioni che gli uomini si fanno sulla propria vita. Le idee individuali si uniformano al contesto sociale, da cui risulta che la realtà è malamente velata dalle fantasie che vengono prodotte da determinate condizioni di esistenza. Il comportamento dell’uomo e allora comprensibile in quanto è il comportamento dell’uomo in quanto specie, dell’uomo quale “essere sociale”.
La vita sociale si sviluppa secondo contraddizioni immanenti, secondo proprie leggi, in un processo puramente e aridamente oggettivo. La forma di produzione determina la vita dell’uomo, cosicché le contraddizioni “economiche” determinano le ideologie e i contrasti psicologici.
L’uomo non si manifesta nel suo pensiero, ma nella sua produzione materiale: il lavoro alienato è la base che fa dell’uomo “un mezzo della sua esistenza individuale”, “un essere a lui stesso estraneo”. La divisione del lavoro è, quindi, l’origine dell’alienazione.
Il mutare delle condizioni annulla le illusioni. L’ideologia cade col sapere reale, quando l’oggettività viene sperimentata in relazione al suo essenziale ed autonomo divenire.
La sintetica conclusione di Marx è ampiamente nota: non è la coscienza che determina la vita, ma è la vita che determina la coscienza. È, in ogni caso, da tener presente che la frase, estrapolata dal suo contesto, è priva di significato e su questo trastullo tanti piccoli borghesi hanno fatto tanta fortuna filosofica e politica, almeno fin quanto la coscienza proletaria, con le sue lotte, non ha fatto giustizia sommaria.
Le posizioni di Stirner e di Marx, con il loro specifico contributo, così come fin da questo momento può essere notato, costituiscono, dunque, i poli di una dialettica che deve essere portata necessariamente a sintesi. Bisogna che si trovi il giusto rapporto e il reciproco condizionamento tra vita e coscienza e in quale misura accade che l’una preceda l’altra e perché questo precedere possa portare a condizioni esistenziali e a reazioni profondamente diverse. Per il momento le due posizioni rappresentano la duplice meditazione per cui, se è vero che determinate condizioni alimentano delle illusioni, è pur vero che una coscienza fuorviata presiede allo stabilirsi e al perpetuarsi di queste condizioni alienate.
Questo capitolo è forse utile che finisca con questa ipotesi di lavoro: una falsa coscienza ci porta a sviluppare una vita falsa e una vita falsa tiene a perpetuare una falsa coscienza: una tesi le cui soluzioni e conclusioni potrebbero dare contributi diversi alla vita di ognuno.
25-02-2011
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