Il Savuto: elementi di preistoria
Intorno al Savuto: quale testimonianza preistorica?
Insediamenti paleolitici sono sicuramente presumibili nella zona del Savuto, anche se la letteratura in tal senso è lacunosa e relativa ad un interesse spesso suscitato da qualche notizia giornalistica e altrettanto spesso dimenticato dagli studiosi e dagli Enti preposti, che, evidentemente, male hanno compreso l’importanza e l’esigenza di dare una coerenza preistorica ai vari siti archeologici della nostra Regione.
Così non siamo attualmente in grado di fornire solidi ed unitari studi sulla preistoria della Valle del Savuto. Non solo, ognuno sa che molti ritrovamenti, variamente databili, sono dovuti a semplice casualità o a persone tenaci e gruppi di “archeologi spontanei”, il cui encomiabile zelo, nel migliore dei casi, ancora è in attesa di una adeguata ricognizione e classificazione specialistica, che in altre occasioni, è stata così tardiva da far perdere ogni possibilità di indagini storicamente certe.
È sicuramente efficace il sintetico giudizio di Giuliano Cremonesi, secondo cui “le nostre conoscenze sono frutto di casualità ed occasionalità, che consentono indicazioni di presenze del tutto generiche, dovendo trattare con manufatti non più inseribili in un sicuro contesto”.
Tuttavia, per entrare nel merito di quel che ci è dato sapere, per quanto riguarda il periodo paleolitico, oltre al ritrovamento di pietre scheggiate a Nocera e Falerna, sappiamo, in base alle ricerche di Dario Leone e di I. Biddittu, che in questa stessa località sono evidenti classiche “spianate terrazzate” di origine preistorica. Il materiale è, comunque, di gran lunga inferiore rispetto ai reperti di Rosaneto, a nord-est di Praia a Mare e di Scalea. Questo per quanto riguarda il paleolitico inferiore.
Per quanto riguarda il paleolitico medio, ancora una volta, è da quest’ ultima zona che, nei primi decenni del ventesimo secolo, ci giungono reperti e la possibilità di ipotizzare più precise informazioni rispetto alla fauna, spesso abbastanza sorprendenti.
È, infatti, stupefacente la presenza, nella zona del Tirreno, di resti di elefanti, rinoceronti, ippopotami, buoi primogeniti, bisonti, cavalli, orsi, cinghiali, cervi, daini e caprioli, leoni, iene delle caverne, quasi tutti rinvenuti nel complesso musteriano di Torre Talao, a Scalea e scoglio di San Giovanni presso Cirella.
Ma, ovviamente il maggior rilievo spetta al fatto che del paleolitico medio sono stati rinvenuti molti resti scheletrici umani.
Per quanto riguarda la zona del Savuto, di essi non vi è traccia, come ugualmente è riscontrabile nei millenni che separano gli elementi preistorici del Musteriano evoluto al primo paleolitico superiore.
È da ricordare che “solo” diciannovemila anni fa, dopo gli scavi dal 1963 al 1967 nella grotta del Romito di Papasidero sono state rinvenute le celeberrime figure artistiche di bovini e di incisioni lineari: la capacità di raffigurare è di alto pregio e di notevole capacità pittorica. (come afferma il Graziosi “la più maestosa e felice espressione del verismo paleolitico mediterraneo”). Tale scoperta è resa più importante da una serie di sepolture umane (“l’uomo sembrava cingere col braccio la compagna che posava la nuca sulla sua guancia”) e da zagaglie d’osso con incisioni geometriche. Una terza sepoltura contiene gli scheletri di due uomini, uno colpito da due selci appuntite. Sono scheletri di tipo cromagnoide, uomini che conoscevano la guerra o la vendetta.
Intorno ai novemila anni, la fauna è quasi identica se si esclude la scomparsa dello stambecco e l’aumento di molluschi marini, a cui si accompagna, data la lunga distanza temporale da periodo precedente, una più accurata lavorazione delle selci, tipica dell’industria mesolitica.
Tuttavia, fatte tutte queste osservazioni, allo stato delle cose, è il periodo neolitico che per il Savuto non fornisce alcun elemento. Infatti, ad oggi, non sono stati segnalati siti neolitici, eneolitici e della prima età del bronzo. In ogni caso, se è vero che nel neolitico medio la Calabria venne a trovarsi lungo le rotte del commercio dell’ossidiana e che contemporaneamente si sviluppasse l’agricoltura con l’utilizzo di orci di ceramica “impressa”, è ben difficile credere che il fiume Savuto non abbia avuto una importanza secondaria. Ancora una volta, è doveroso ribadire che, se non riusciamo a sapere più di quel che si può affermare oltre la pura comparazione ad altri siti neolitici, è per l’incuria degli uomini che hanno lasciato al tempo il compito di distruggere ogni memoria.
Le conoscenze dei villaggi stentinelliani, fatte di capanne regolari (5×3), intonacate con fango e circondate da fossati di circa due metri, non trovano alcun riscontro nel Savuto, né si sono trovate ceramiche figuline dipinte.
Il neolitico medio ha la sua fonte di reperti intorno a Cassano (specialmente le grotte di S. Angelo), ma ancora una volta non ha riferimento possibile per la nostra zona.
(Le notizie, compresi i riferimenti bibliografici di cui opra sono stati ripresi da uno studio più generale di Giuliano Cremonesi sul Paleolitico in Storia della Calabria Antica, Gangemi Editore)
05-03-2011
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