Da Talete a Socrate: Democrito

Democrito

Abdera 460 a.C. – 368 a.C.

 L’Essere come scienza.

Tutte le intuizioni, ogni teoria ragionevole, ogni sapere reale, precedenti la sua filosofia, vennero da Democrito accolti, ricapitolati e ripensati in un sistema rigoroso di pensiero, assolutamente originale e controcorrente, simile a quello di Pitagora, a cui Democrito fu più volte paragonato e rapportato, in senso polemico.
Tutti i suoi contemporanei furono ammirati per l’ampiezza e per la radicalità dei suoi studi e delle sue ricerche, ma non per questo gli furono risparmiate critiche feroci, tanto che, per l’azione dei suoi oppositori, dell’immenso corpus della sua produzione ci sono pervenuti qualche frammento e una serie di contraddittorie testimonianze. Non ostante ciò possiamo ricostruire in tutte le sue implicazioni i presupposti fondamentali della sua filosofia dell’essere, proprio per le citazioni e le stesse critiche astiose, durature, “secolari” a cui fu sottoposto.
In effetti, Democrito non poteva trovare accoglienza né tra i fisiocrati né tra i filosofi, così come tra i saperi prescientifici: sono stati necessari millenni per capire, e solo parzialmente, la portata del suo pensiero, che discende dall’osservazione del reale, dal rigore logico e dall’avere, in fondo, rispettato semplicemente l’Essere nella sua oggettività.
Democrito dichiarò una verità immediata: tutto è corpo e ogni corpo ha una sua forma. Ma aggiunse, rigorosamente, che questo tutto corporeo non consentiva di ritenere esistente “un vuoto” in cui i corpi potessero formarsi, disgregarsi, muoversi e riprodursi. Disse al contrario che queste e altre azioni potessero avvenire proprio affermando “anche” la corporeità e la consistenza solida del vuoto. Un assunto inaudito molto lontano dal senso comune ma anche dalla “scienza” antica.

2 – La corporeità del vuoto

Democrito dette dimostrazione delle sue asserzioni partendo dalla logica di Parmenide che, come è noto, considerava assurda l’esistenza del non essere. Se una cosa “non è”, essa è posta al pensiero arbitrariamente e contraddittoriamente. Dunque, affermare che il “vuoto”, così evidente tra forma è forma, non esista è dire che non esiste l’esistente. Questo errore per Democrito è dovuto alla rappresentazione assurda che il vuoto sia vuoto. Cosa che non può essere vera dal momento che ne facciamo esperienza e facendone esperienza testimoniamo che esso esiste. Di conseguenza, se esiste non può che avere gli stessi attributi di tutto l’esistente: corporeità e forma. Non solo, ma tutti i corpi, che sono per numero infiniti, sono, per così dire, esistenti in un “infinito vuoto” materiale.

– Gli atomi-idee

Dopo questa dimostrazione logica, Democrito ne diede una dimostrazione “scientifica”. Si affidò come sempre ad un ragionamento, legittimato dall’esperienza, secondo cui un corpo può essere diviso in parti. Le parti devono sottostare alla stessa operazione di scomposizione, che, essendo tuttavia corporea, non può essere prodotta all’infinito. Democrito poté concludere che tutta la molteplicità degli enti, così diversi e disseminati in tutto, rimanda a costituenti “ultimi” non più divisibili o a-tomi.
Gli atomi, “invisibili” nella loro piccolezza, sono determinabili razionalmente e, in ogni caso, “corpi” distinguibili fra loro, non per natura o qualità, ma per “diversità di forma”.
E qui si pone l’ultimo grande capitolo del pensiero democriteo: proprio per questa “forma” essi devono essere intesi come atomi-idee.
Questo enunciato va inteso chiaramente. I corpi sono corpi materiali e i loro elementi ultimi non possono che essere materiali. Essendo però “l’atto” soggetto a scomposizione, tanto nella realtà che nel pensiero, gli elementi ultimi devono obbligatoriamente essere definiti sia “atomi materiali” che elementi assolutamente “ideali”, oggetto del puro pensiero.
Se questo è vero, il risultato riconferma il presupposto che tutto (i sentimenti, gli stessi pensieri e ogni altro atto “ideale” o spirituale) soggiace alle leggi della “corporeità”.
Così noi abbiamo “memoria” e cognizione del visibile solo perché esso è formato da materia che è “invisibile”, attraverso un mezzo, per così dire, anch’esso invisibile, l’atomo-idea, che è l’estrema coincidenza di tutta la realtà con se stessa.

 

21-02-2011

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