La Scuola di Mileto

 

Anassimene

Mileto, c.a. 586 a.C. -528 a. C.

 

“Come la nostra anima, che è aria, sorregge noi, così lo spirito (pneuma) e l’aria (aer) circondano tutto il cosmo”.

Questo è l’unico frammento che ci è pervenuto degli scritti di Anassimène, discepolo di Anassimandro. In esso, Anassimène, per come ci è dato capire, individua nell’aria (aer) un più duttile elemento naturale, in grado di rappresentare magnificamente un “Cosmos”, che si antropomorfizza, vive e respira.
In questa rappresentazione è sottinteso il tentativo di coniugare il “principio indeterminato” di Anassimandro con la tesi fondamentale di Talete, secondo cui l’elemento primo deve specificarsi “naturalisticamente”. Per Anassimène l’aria costituisce un’insperata soluzione a queste preoccupazioni. Rarefacendosi e condensandosi, essa dà con più precisione dell’udor di Talete la possibilità da cui guardare il dispiegarsi dell’Essere; d’altra parte, essendo così labile, può rispondere alle sollecitazioni di Anassimandro. È, inoltre, il modo per riaffermare una posizione di pensiero a cui Anassimène non si sentiva di rinunciare: l’ilozoismo.
Anassimène si presenta così come “la sentinella” del fisicismo filosofico appena nato.
Tuttavia c’è un particolarissimo merito di Anassimene ricavabile ancora dal frammento: in esso, non solo viene identificato “l’essere in vita” col possesso “dello spirito vitale”, ma viene spiegato “il tutto vivente” come “anima-to” dall’aria, ossia viene affermato il criterio che una cosa è “essente”, in quanto è “respirante”: un atteggiamento che si riaffaccerà spesso nell’ambito del pitagorismo.
Dunque, quello di Anassimene, da quest’ultimo punto di vista, non è un piccolo contributo, anche perché dà dell’archè una qualificazione, assente in Talete e appena accennata in Anassimandro: l’archè come “sostegno”, come “essenza vitale”.
Questo consentirà di traghettare finalmente “l’elemento primo”, l’archè, nel porto del Logos in quanto Logos.

 

21-02-2011