Cristo

Cristo

 

So ancora cercare

parole

che poche compresi,

disperso

tra anni e la gente.

 

Giammai ho smarrito il tuo volto.

Stanno soli e su tutto

quegli occhi potenti

e la mano che ama gli oppressi

e tempeste spezza

di cuori e di mare,

oh Signore.

 

Ballava la folla,

tra ulivi di glorie non certe,

e, zitta smarrì, quando voce

si fece la stessa montagna.

 

S’allegrava e mangiava

il tuo pane;

il giorno del bene, giuliva,

ma a branchi passò

chiamata alla piazza:

Barabba, Barabba!!!

 

S’involavano zoppi,

i tuoi muti,

i tuoi ciechi

vedevano e udivano, essi,

fiume mezzano, belante.

 

E tu, pastore d’agnelli?

Sudavi dolore.

 

Ricordati, Rabbi,

il tuo capo

finemente vestito di spine,

tal manto

puzzolente di sterco e il legno

del palo pesante,

e cadevi.

 

Un re crocifisso, il Signore!!!

 

T’ho udito salire quel sasso,

segnato da schiaffi e da beffe,

le spalle sfregiate dal fuoco.

 

Nella lancia, accorse pietoso

l’aceto romano,

per lividi e sangue

nel cuore.

 

E tua madre era là.

 

La gente contava

a quando il dolore spaccasse

la mente.

 

Ma, tu che sapevi,

parola di Luce, soffrire,

piangesti

e la rabbia pervase la voce

del tuono.

 

Si spense il sole e le pietre

divennero sabbia.

 

Fu allora

che ognuno si vide

impiccato,

i polsi trafitti e la voce

languire.

 

Ecco l’Uomo, oh Signore!

 

Beati,

beati coloro che andranno

incontro al Sinedrio

e il loro tacere dirà:

 

Io sono l’amore e l’eterno,

Maria Maddalena serena,

due ladri a cui dire:

Domani

è il Regno che vuole la Vita.

 

01-11-2011

 

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