Ateismo di contrasto (Aforismi)

Ateismo di contrasto (Aforismi)

 

  • Cos’è Dio?
    Dio è il portato estremo delle illusioni che ogni individuo e ogni popolo sviluppano per nascondere le proprie difficoltà, il proprio degrado, la propria impotenza. Dio è il testimone e l’accusatore di ciò che ogni individuo è in una determinata fase della sua storia. Altrettanto è di ogni popolo.

 

2 – Cos’è la religione?

La religione è figlia e madre di una coscienza malata, che soverchiata dal sentimentalismo, non acquieta più la sua follia nel mito, nella fantasia creativa e positiva.
Essa presume di dare risposte, opponendo fantasie a bisogni reali; appagamenti fittizi a richieste reali. Contrappone al concreto mondo della storia il mondo presunto di un al di là. Perciò, protegge sempre un mondo così come è, ostacolando pesantemente la comprensione della vita reale.

Solo quando una religione diventa meno religiosa acquisisce, tutt’al più, una certa attività caritativa, perché in alcune anime buone, pur irretite dalle parole grandi ma vuote, ritorna il sano spirito di conservazione, di mutuo soccorso.

 

3 – Sofferenza e finzione
La religione è figlia della passione e lo denota il fatto che il suo legame (latino: religio) pretende di porsi come un legame esclusivo. Dunque, negatore del divenire.

La passione è esplicata dalla religione come sofferenza necessaria e appagamento nella sofferenza stessa, confermando che passione è semplicemente e unilateralmente patire. Tale afflato ha la sua giustificazione nel fatto che l’individuo comprende chiaramente la sua condizione e salta a piè pari la legittima necessità di distruggere quanto gli crea sofferenza.

L’uomo si lascia catturare dalle parole, quando le parole creano finzione. Così, quando egli trasforma o è costretto a trasformare la vita, lo fa sceneggiando e, come in tutte le finzioni, trova un appagamento apparente, non duraturo. La sofferenza stessa lo riporta naturalmente alla sua condizione concreta.

È umano, troppo umano fuggire, ma è altrettanto inevitabile pensare. Nella finzione la ragione tradisce il compito di comprendere il proprio stato e insieme lo riscatta fantasticamente. “Farsi illusioni sulle proprie condizioni significa avere condizioni che hanno bisogno di illusioni” (Marx).

La fede che s’affida a volontà fatue: in questo stadio, ognuno si crea un dio come medicina e conforto per lenire una sofferenza. La religione è, dunque, una forma infettiva epidemica e contemporaneamente una vaccinazione di massa. Dal consumo personale di morfina si passa alla distribuzione gratuita di Stato.

 

4 – Mercificazione e Dio
La mercificazione globale porta alla mercificazione totale dei valori individuali. L’individuo è totalmente spogliato di ogni possesso da diventare un cliente indirizzato all’acquisto di qualunque merce. Si vende dio per ogni disponibilità, come dispone il mercato ed il libero scambio. L’indigente consuma un dio profondamente scadente, mentre chi capitalizza si compra un dio per arredare e per lusingarsi.

Nella nostra età, il borghese-ateo è il più feroce e il più fanatico religioso.

Il nullatenente ha un profondo bisogno di Dio, proprio in quanto non ha nulla. Ma quando si consegna ad un Dio falso puntella la stessa casta e le stesse istituzioni della propria alienazione.

Lo spettacolo più squallido è osservare come ricchi e poveri vadano alla stessa messa. Nella comunione il povero confessa il suo stato di bisogno e il ricco si libera della sua cattiva coscienza. In questo mondo rovesciato, la stupidità connota tutti, e il valore della vita si riduce a niente.

 

5 – Ateismo vero e falso
Nella società contadina il brigante era l’eroe. Nella società industrializzata l’eroe è il seduttore, perché attraverso il sesso ridicolizza ogni separazione e differenza di reddito. In entrambe le società, Dio trova sempre un surrogato, perché il brigante e il seduttore rappresentato, ancora una volta la finzione.

Quando, per necessità di cose, l’indigente diventa ateo, egli è conseguentemente contro Dio e ciò che questi rappresenta, perché vuole vivere e nell’esistenza ritrovata saziare tutti i suoi bisogni.
L’ateo non si arrende alle paure del peccato: egli è costretto a peccare e nel giudicare un peccatore si individua il tasso di ipocrisia di una società.

Il peccatore, il trasgressore è il sogno compiuto di ogni uomo sano.

L’ateo non ha miti e deliberatamente si mette contro la religione perché appaga o aspira ad appagare tutte le sue esigenze. Non si crea fantasmi e perciò non si lascia sopraffare da nefaste immaginazioni. Egli è la vita, il santo-peccatore, la guerra e la pace: è l’esistenza che accetta un valore soltanto se è il suo valore reale.

Egli comprende che è un prodotto della storia che non fa né buoni né cattivi.

La ragione, per l’ateo, non è una ragione astratta, è sempre una ragione del proprio tempo. L’ateo è l’uomo che ama la storia e si fa storia.

6 – Certezze
L’ateo nega Dio per necessità e afferma l’Assoluto altrettanto necessariamente. In Dio trova tutto il compendio delle miserie umane: dio è l’uomo sconfitto, “fatto” per il dolore e la morte. L’Assoluto, al contrario, è il fondamento della vita, la sostanza dell’essere e dell’ente, il fondamento di ogni fondamento.

7 – Ateismo e cristianesimo
All’ateo non si pone più il dilemma credere o non credere: ha nella ragione la certezza dell’Assoluto.

Ecco perché l’ateo accetta di essere cristiano. È incredibile come non si sia notato che Gesù non nomini quasi mai Dio e quando lo fa è per le circostanze di dover predicare tra gente perversa e pervasa di alienazione religiosa. Si legga il primo Vangelo, quello di Marco, è ciò salterà agli occhi con tutta evidenza.

I discepoli di Gesù e i contemporanei, capirono poco di quanto predicava. Tantissime volte si chiesero chi fosse, non capirono da cosa scaturisse il suo fare, cosa significasse edificare il regno di Dio, la resurrezione, “roba da femminucce isteriche”.

I Vangeli sono attendibili, essendo la più dura accusa che gli evangelisti fanno a se stessi e agli apostoli. In queste testimonianze gli apostoli dichiararono apertamente di aver vissuto e ascoltato uno sconosciuto e gli evangelisti “di averne discusso”.

Alcuni riuscirono a capire e perseverare perché Gesù disse loro: “Non preoccupatevi di quello che dovete dire, ma dite quello che vi sarà dato in quel momento, perché non siete voi che parlate, ma lo Spirito Santo”.

Di altri dirà: “Mi rendono invano il loro culto insegnando dottrine che sono precetti degli uomini”.
Da tutte le fonti venne riportato questo: “Ai figli degli uomini saranno rimessi tutti i peccati e ogni bestemmia, ma chi avrà bestemmiato lo Spirito Santo, sarà condannato in eterno”.

I cristiani capirono, tuttavia, la cosa più importante: che il loro Dio era un Dio nuovo, negatore di tutti quelli a cui si erano rivolte vane preghiere.

Perciò la prima accusa che venne mossa ai cristiani fu quella di essere “atei”.

Diventarono “i nemici dello stato”, perché predicando contro “gli dei”, credevano nel loro Dio soltanto, un Dio che non aveva bisogno di potere.

Il messaggio di Gesù non ha paragone in tutta la storia dell’umanità.

Se gli uomini hanno qualche volta bisogno di un Dio, il solo vero Dio lo troveranno attraverso il Dio-Uomo, soggetto-oggetto del Logos, che ha seppellito ogni religione presente, passata e futura.
L’ateo capisce Gesù con immediatezza, ossia senza mediazione. L’ateo è il cristiano per eccellenza, il cristiano per conseguenza.

Se Gesù è detto il diletto dell’Eterno, lo può essere perché tutto è nell’Eterno, “padre mio e padre vostro”.

L’Assoluto è ciò che è, ciò che vale, ciò che va ascoltato, ciò che va servito, perché è Padre, dunque, ordine e giustizia.

 

22-04-2011

 

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