1 – I quattro evangeli canonici[1] concordano nel decretare l’inizio dell’attività di Gesù dopo il suo battesimo nel Giordano.
Le stesse fonti attestano che Gesù e Giovanni ebbero precedenti frequentazioni, in cui coltivarono identiche preoccupazioni religiose, comuni atteggiamenti di rigore morale e insieme maturarono esigenze spirituali diversamente “radicali”. Giovanni teneva in grande considerazione Gesù[2], che a sua volta ebbe più volte parole di elogio per lui. [3]
Non è pertanto illogico ipotizzare che fecero un percorso inizialmente indistinguibile, avendo consumato, come suggeriscono molti studiosi, un’esperienza analoga presso gli esseni o in stretto confronto con essi. In quell’ambiente condivisero, tra altri atteggiamenti ascetici, una critica feroce contro la casta sacerdotale che era a capo del Tempio di Gerusalemme.
Se ciò è vero, Giovanni fu il primo ad allontanarsi dal gruppo monastico e settario di Qumram, verosimilmente perché, concordemente a Gesù, riteneva inadatta la vita isolata nell’imminente venuta del regno di Dio che richiedeva la predicazione di un ravvedimento e una “conversione” decisivi e subitanei.
“Cambiate la vostra vita e il vostro cammino, perché il regno dei cieli è vicino!” (Mt 3, 1 – 2): Giovanni, nel deserto della Giudea, iniziò così a predicare “un battesimo di penitenza per la remissione dei peccati” (Mc 1,4).
Al suo appello, dicono gli evangelisti, giunsero molti da Gerusalemme, da tutta la regione della Giudea e da tutti i territori lungo il fiume Giordano, confessando i loro peccati, sospinti dal clima d’attesa che si respirava in tutto Israele. Alla stregua del profeta Elia, “Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di cuoio attorno ai fianchi, si cibava di locuste e miele selvatico e predicava: Dopo di me viene uno che è più forte di me e al quale io non sono degno di chinarmi per sciogliere i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzati con acqua, ma Egli vi battezzerà con lo Spirito Santo” (Mc, 1, 6 – 8). Ma non è certo, ammesso che le parole siano vere, che ritenesse Gesù come “quello che doveva giungere”.
Come Isaia lancerà l’anatema: “Preparate le vie del Signore, spianate i suoi sentieri!”.
Era annunciata la venuta di un Messia “politico” in grado di affossare subito la “scandaloso” potere di Erode Antipa. Perciò, in nome di questa venuta, minacciava l’ira di Dio. Dicono i Vangeli che venivano a farsi battezzare molti, “folle di gente”, che divengono in Matteo gruppi che appartenevano ai farisei e ai sadducei. Giovanni accortosi di ciò disse loro:
“Razza di vipere! Chi vi ha fatto credere di sfuggire all’ira imminente? Fate vedere con i fatti che avete cambiato vita e non crediate di potere dire tra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi assicuro che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre. Già la scure è posta alla radice degli alberi: ogni albero che non produce buoni frutti sarà tagliato e gettato nel fuoco”. (Mt 3, 7 – 9 e Lc 3,7 -9).
“E alle folle che lo interrogavano: Che cosa dobbiamo fare? Rispondeva: Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto. Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: Maestro, che dobbiamo fare? Ed egli disse loro: Non esigete nulla di più di quanto è stato fissato. Lo interrogavano anche alcuni soldati: E noi che dobbiamo fare? Rispose: Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno, contentatevi delle vostre paghe”. (Lc, 3, 10 – 14)
Così, nel momento del suo battesimo, Gesù vede un Giovanni nel pieno della sua popolarità[4].
L’episodio del battesimo di Gesù è riportato alquanto diversamente dagli evangelisti. Marco lo racconta così:
“Ed ecco, in quei giorni, Gesù arrivò da Nazareth di Galilea e si fece battezzare nel Giordano da Giovanni. E subito, uscendo dall’acqua, egli vide (…) squarciarsi i cieli[5] e lo Spirito discendere su di lui sotto forma di colomba. E venne una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te mi sono compiaciuto[6]“. (Mc 1,9-11).
Matteo, rimarca invece la ritrosia di Giovanni nel battezzare Gesù, riconoscendolo buono e giusto (“Sono io che ho bisogno di essere battezzato da te, e tu vieni da me?”, facendo di Gesù, in contraddizione con quello che sarà sostenuto dopo, un uomo cosciente già della propria missione e che gli dirà: “Lascia fare per ora, perché conviene che adempiamo ogni giustizia (…)”.
Poi l’evangelista conclude asserendo che fu il solo Gesù, come in Marco, ad udire la voce proveniente dal cielo (Mt 3,13-17). Di modo che l’episodio dovrebbe esse stato “raccontato” da Gesù stesso, in contraddizione col fatto che Gesù mai si dichiarò “figlio unigenito di Dio” per volontà di Dio stesso.
Luca ne dà una versione diversa, adombrando la possibilità che altri, oltre Gesù, possano aver avuto sentore dell’evento:
“Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì (…) e discese (…) sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne (…) una voce dal cielo: “Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento”[7]. (Lc 3,21-22).
Ma è l’evangelista Giovanni che farà del Battezzatore l’uomo che per primo riconoscerà in Gesù il futuro Messia, finendo per trasformare Giovanni in testimone della “scena” del cielo squarciato e della voce di Dio che proclama innanzi a tutti “Questo è mio figlio (…)”[8], che può anche considerarsi l’esplicazione di quanto è detto nel Prologo, che costituisce l’incipit del suo vangelo: “Giovanni testimonia (…) di lui e gridò dicendo: Questi era colui di cui dissi (…): colui che viene dopo di me divenne (…) prima di me, poiché era (…) prima di me”. Ed è chiaro che l’episodio è costruito in funzione di una tesi “a priori” e non viceversa.
2 – Dopo il battesimo Gesù iniziò anche lui a battezzare e ad annunciare la imminente venuta del regno, utilizzando, almeno all’inizio, il gergo giovanneo.
In seguito, durante la sua autonoma missione, venne a sapere della tragica fine di Giovanni il battezzatore, decapitato per ordine di Erode Antipa (4 a.C.- 39 d.C.). Come è noto la testa del profeta fu offerta su un piatto ad Erodiade[9], la convivente del tetrarca, che in tal modo si vendicava per essere stata accusata più volte e pubblicamente di adulterio.[10]
La morte del Battezzatore fu un evento assurdo e criminale[11] su cui poco si è insistito. L’episodio influenzò profondamente Gesù e ne condizionò l’azione dei mesi a venire.
3 – Con Giovanni, Gesù aveva condiviso la convinzione dell’imminente[12] e profondo[13] mutamento che stava per compiersi, voluto e guidato da Dio stesso. Un mutamento inteso come rivoluzione assoluta[14], per cui il male sarebbe stato colpito inesorabilmente e tolto dalla comunità degli uomini, i quali, nella tradizione profetica, finalmente sarebbero diventati “sacerdoti e santi”.
Con lui credeva che i primi a essere colpiti sarebbero stati i traditori di Dio, i sacerdoti del Tempio, ipocriti e speculatori, “razza di vipere”.
Ma dopo la morte di Giovanni, Gesù ebbe modo di dispiegare il nucleo originale del suo pensiero, mentre i discepoli di Giovanni il battezzatore ebbero una propria storia distante dalle vicende di Gesù e della sua comunità.
Questa diversità risale a Giovanni il battezzatore stesso, che racchiuso nella fortezza di Macheronte mandò a chiedere a Gesù se fosse Lui quello che doveva venire “o se si dovesse aspettare che venisse un altro Messia ancora” (Mt. 11,2-3)
“Gesù rispose: Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi ricuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella” (Mt 11, 4-5)
Questa risposta è in linea con la “figura di Messia” così come descritta in vari passi di Isaia e dunque parte dalla necessità non di testimoniare e tramandare parole di Gesù, ma dimostrare tesi proprie dell’evangelista[15].
Se sono strani e contradditori i dubbi di Giovanni il battezzatore su Gesù comparati ai tanti riconoscimenti iniziali, visti nel momento del battesimo al Giordano, è ancor più incredibile il fatto che “cristiani” e seguaci del battezzatore si contrapponessero, vanificando le stesse parole di esaltazione di Gesù nei confronti dei Giovanni, tra l’altro con le ambiguità che possono essere raccolte anche nel Vangelo di Tommaso:
“Gesù disse: “Da Adamo in poi, fra quanti nacquero da donna, nessuno è stato più grande di Giovanni il Battista da non dover abbassare gli occhi davanti a Giovanni il battezzatore. Io però ho detto che chi di voi diventerà piccolo e conoscerà il regno, diventerà più grande di Giovanni”. (Tm 46)
In conclusione, se è certa la familiarità di Gesù e Giovanni il battezzatore, è molto contraddittorio il loro rapporto, ma a favore di Giovanni possiamo dire questo: che dopo secoli, sotto il regno di Tiberio, Israele sembrò ritrovare la voce dei profeti lontana ormai secoli[16].
NOTE
[1] È preferibile, a mio giudizio, usare “vangeli canonici” e non “vangeli sinottici” o altro, per motivi che saranno spiegati nel capitolo riguardante la formazione del Canone.
[2] Anche se apertamente addomesticata, ma ripetuta in vario modo in tutti i vangeli, è l’affermazione di Mt 3,11-12: “Egli è più potente di me”, prefigurando perfino un’azione selettiva di un Gesù, presentato definitivamente come figlio di Dio: “Il grano lo raccoglierà nel suo granaio, ma la paglia la brucerà con fuoco senza fine”.
In Gv la conoscenza e la differenza si fanno sinonimo di piena accettazione da parte di Giovanni della messianicità di Gesù (Gv 1,29-35).
[3] Sul fatto che Gesù fosse, per un verso, discepolo di Giovanni si discute tra gli studiosi, portando coerenti dimostrazioni tratte dall’insieme dei discorsi evangelici e dai rapporti che intercorsero tra i primi seguaci di Gesù e quelli del battezzatore.
Notissimo è il controverso giudizio di Gesù su Giovanni: “In verità vi dico: tra i nati di donna non è sorto uno più grande di Giovanni il Battista; tuttavia, il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui.”
Su Gesù, Giovanni dirà, in questo episodio riferito dall’evangelista Giovanni:
“Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione. Andarono perciò da Giovanni e gli dissero: «Maestro, colui che era con te dall’altra parte del Giordano, e al quale hai reso testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa che non gli è stato dato dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che ho detto: Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo, ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io diminuire”. (Gv, 3, 25 – 30).
Luca racconta anche di una parentela fantasiosa tra Giovanni e Gesù, dettagliando il concepimento del battezzatore con un andamento sovraccarico di elementi mitici, secondo il quale l’angelo Gabriele annuncerà al vecchio Zaccaria e alla ormai sterile Elisabetta la nascita di un figlio “che dovranno chiamare Giovanni”. (Lc, 1, 59 – 65).
[4] La notizia è confermata da Flavio Giuseppe: “Attorno a Giovanni si era radunata una moltitudine che si entusiasmava a sentirlo parlare. Erode temeva che una tale forza oratoria potesse suscitare una rivolta, dal momento che la folla pareva disposta a seguire tutti i consigli di quest’uomo”. (Antichità giudaiche, XVIII, 118-119).
[5] È proponibile un parallelo con quanto è detto in Isaia: “Se tu squarciassi i cieli e scendessi!” (Is. 10), nonché i passi seguenti sulla discesa dello Spirito Santo.
[6] ”Tu sei il mio Figlio, io oggi ti ho generato” dice il Sal. 2, 7.
[7] Nel vangelo degli Ebioniti (fr. 3) Giovanni il battezzatore Battista ode la voce celeste, si inginocchia davanti a Gesù e gli chiede di essere battezzato.
[8] Ecco in tutta la sua estensione il racconto: Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei mandarono da Gerusalemme dei sacerdoti e dei Leviti per domandargli: “Tu chi sei? “Egli confessò e non negò; confessò dicendo: “Io non sono il Cristo”. Essi gli domandarono: “Chi sei dunque? Sei Elia?” Egli rispose: “Non lo sono”. “Sei tu il profeta?” Egli rispose: “No”. Essi, dunque, gli dissero: “Chi sei? affinché diamo una risposta a quelli che ci hanno mandati. Che dici di te stesso?” Egli disse: “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: “Raddrizzate la via del Signore”, come ha detto il profeta Isaia”. Quelli che erano stati mandati da lui erano del gruppo dei farisei; e gli domandarono: “Perché dunque battezzi, se tu non sei il Cristo, né Elia, né il profeta?” Giovanni rispose loro, dicendo: “Io battezzo in acqua; tra di voi è presente uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me, al quale io non son degno di sciogliere il legaccio dei calzari!” Queste cose avvennero in Betania di là dal Giordano, dove Giovanni stava battezzando. Il giorno seguente, Giovanni vide Gesù che veniva verso di lui e disse: “Ecco l’Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo! Questi è colui del quale dicevo: “Dopo di me viene un uomo che mi ha preceduto, perché egli era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma appunto perché egli sia manifestato a Israele, io sono venuto a battezzare in acqua”. Giovanni rese testimonianza, dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere dal cielo come una colomba e fermarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma colui che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: “Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quello che battezza con lo Spirito Santo”. E io ho veduto e ho attestato che questi è il Figlio di Dio”. Il giorno seguente, Giovanni era di nuovo là con due dei suoi discepoli; e fissando lo sguardo su Gesù, che passava, disse: “Ecco l’Agnello di Dio!” I suoi due discepoli, avendolo udito parlare, seguirono Gesù. Gesù, voltatosi, e osservando che lo seguivano, domandò loro: “Che cercate?” Ed essi gli dissero: “Rabbì (che, tradotto, vuol dire Maestro), dove abiti?”
[9] Nella complicata dinastia erodiana, Erodiade, moglie di Erode Filippo I, suo zio, (figlio di Erode il Grande e della terza moglie Mariamne II), ebbe da lui Salomè, nota alla letteratura per aver aiutato la madre ad ottenere la decapitazione del Battezzatore. Ripudiato il marito, divenne convivente dell’altro zio, Erode Antipa (figlio di Erode il Grande e della quarta moglie Maltace), venendosi a trovare nella condizione “scandalosa” di moglie, cognata oltre che nipote.
[10]Giovanni diceva a Erode. Secondo quanto dice il Talmud: “Non ti è lecito tenere la moglie di tuo fratello”. Ma Flavio Giuseppe insiste, come abbiamo visto, su un’altra versione.
“Preferì perciò assicurare la propria persona prima che si dovessero verificare delle sommosse contro di lui, piuttosto che pentirsi troppo tardi per essersi esposto al pericolo, una volta che fosse avvenuta una sedizione. A motivo di questi sospetti di Erode, Giovanni fu spedito a Macheronte”. (Antichità giudaiche, XVIII, 118-119).
[11] La data della morte del Battezzatore è controversa, ma sicuramente anteriore a quella di Gesù. Tra l’altro un passo di Matteo autorizza a credere che essa avvenne non molto dopo il battesimo di Gesù: “In quel tempo il tetrarca Erode ebbe notizia della fama di Gesù. Egli disse ai suoi cortigiani: “Costui è Giovanni Battista risuscitato dai morti; perciò la potenza dei miracoli opera in lui”. (Mt 14,1-12)
[12] ”Il regno dei cieli è vicino!”
[13] ”La scure è posta alla radice degli alberi”
[14] ”La paglia la brucerà con un fuoco senza fine” si dirà di Gesù ormai divinizzato e perciò espressione della volontà divina. Essa è riproposizione della tesi essena, fatta propria dall’evangelista Giovanni, “della vittoria dei figli della luce sui figli delle tenebre”.
[15] In aggiunta a quanto predetto da Isaia sul Messia, nel passo di Matteo viene aggiunta la “guarigione dei lebbrosi” e “la risurrezione dei morti” che sostituisce la “liberazione degli schiavi e dei carcerati” indicate da Isaia: a conferma che il racconto è precostituito.
[16] Questo è l’elenco dei profeti di Israele: Mosè – 1500 a.C., Samuele – 1050, Elia – 875, Eliseo – 850, Giona – 770, Amos – 760, Osea – 740, Isaia – 725, Michea – 715, Naum – 660, Sofonia – 640, Abacuc – 610, Geremia – 600, Abdia – 586, Ezechiele – 585, Daniele – 550, Aggeo – 525, Zaccaria – 525, Malachia – 475, Gioele – 400?
Mosè, il più grande visse nel XVI, Samuele quasi 500 anni dopo, Elia ed Eliseo nel IX sec., Amos e Osea nell’ VIII sec. e così Michea e Isaia; gli altri tra cui Geremia, Abacuc, Ezechiele e “Secondo Isaia” intorno al VI sec. così come Zaccaria “Terzo IsaiaMalachia, Gioele, Giona, mentre il “Secondo Zaccaria” è controverso (V-III sec. a.C.) e pari difficoltà presenta Daniele che alcuni datano verso la fine della prima metà del II sec. a.C.
Per la maggior parte degli studiosi la grande azione profetica non si è protratta se non 500 anni prima dell’attività di Gesù.
03-12-2013
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